Dopo una breve presentazione dell’intero corso, in questo primo incontro entreremo in contatto con ciò che ci fa tenere lo sguardo basso, sui nostri piedi instabili: le abitudini a cui cerchiamo di aggrapparci, le zavorre delle aspettative e delle avversioni, del “prima non era così” e del “dove andremo a finire” che ci appesantiscono e ci bloccano. Alzare lo sguardo poco a poco ci aiuta a vedere meglio il quadro d’insieme e a distinguere meglio, nella confusione della tempesta, ciò che è un reale pericolo immediato da cui proteggersi da ciò che è semplicemente una nostra paura riguardo al futuro o una percezione erronea riguardo al presente.
È da qui che possiamo cominciare a coltivare in concreto i mezzi abili della pratica, che ci aiutano fin da subito a ritrovare un po’ di equilibrio e di sorriso. Conoscerli, ricordarli (anche con l’aiuto di “parole-chiave”), esercitarli e farli nostri nei tempi di mare calmo ce li rende più facilmente disponibili quando sale la tempesta ‒ anzi, modifica proprio la nostra relazione con la tempesta stessa.
In questo secondo incontro affineremo i mezzi già imparati e impareremo a variare l’ampiezza dello sguardo sulla realtà del momento, allargando la visuale oppure a concentrandola su un oggetto di osservazione proprio come attraverso uno zoom, un obiettivo fotografico a focale variabile. Campo di allenamento saranno le vicende della nostra vita quotidiana.
Saremo anche aiutati a scoprire i nostri punti ipersensibili che “gli altri” toccano senza volerlo, facendo scattare in noi reazioni sempre identiche, spesso inappropriate o sproporzionate al contesto, magari scatenando una “tempesta in un bicchier d’acqua” che pure viviamo con la stessa intensità delle altre tempeste. Vedremo in che modo la pratica di consapevolezza può liberarci gradualmente da questo automatismo, nella vita di tutti i giorni.
In questo terzo incontro, un episodio della vita del Buddha e un sutra (insegnamento) ci aiuteranno a coltivare un contatto più limpido e sicuro con la nostra realtà interiore, meno dipendente dai giudizi altrui (e dai nostri) e quindi più benevolo e comprensivo.
Ci concentreremo sulla coltivazione di due specifici stati mentali salutari che ci alleggeriscono e ci aiutano a raggiungere e rinnovare quella stabilità dinamica a cui aspiriamo, e a metterla a disposizione di quanti abbiamo con noi, nella barca dell’esistenza. Infine, proveremo a tirare giù dallo scaffale delle “belle teorie” (dove forse li abbiamo relegati a prendere polvere) alcuni insegnamenti essenziali del Buddha che a volte lasciamo fuori dalla nostra realtà quotidiana: interessere, non sé, libertà dai segni e dai concetti… Vedremo come farne strumenti di vita che, messi in pratica, possono trasformare in noi il senso di solitudine e di fragilità nella calda consapevolezza della relazione che ci connette tutti, esseri viventi “in questa barca”.
Il quarto incontro sarà interamente dedicato alla pratica della condivisione, prima in gruppi di una decina di persone ‒ ognuno facilitato da un praticante di maggiore esperienza ‒ e poi in un festoso collegamento plenario. Sarà un’occasione per raccontarci, ascoltarci, scambiarci con apertura e calore quel che abbiamo scoperto esserci utile e benefico, nella navigazione di questo mese.