Sei passi per prendersi cura delle emozioni forti

La pratica che Thich Nhat Hanh ci suggerisce nel prenderci cura delle emozioni forti può essere sviluppata in un percorso di sei passi:

1) RICONOSCERE: il primo passo è fermarsi e, grazie all’energia della consapevolezza, riconoscere cosa si sta manifestando in noi. Forse possiamo anche riconoscere la nostra abitudine di evitare quell’emozione spiacevole, distraendoci nei tanti modi che sono a nostra disposizione, ed esprimere in noi l’intenzione di essere insieme a ciò che sentiamo.
Se ad esempio emerge la rabbia, anziché dirci: “Sono arrabbiato” possiamo dire: “In questo momento in me c’è rabbia”, aiutandoci così fin dall’inizio a riconoscere che non siamo solo quell’emozione, non siamo limitati da quell’emozione. Anzitutto perché in quel momento in noi è presente anche l’energia della consapevolezza.
In questo modo possiamo fare un passo indietro da quanto si sta manifestando in noi, creando una piccola distanza che ci permette di non identificarci con quell’emozione e quindi di non reagire.

2) ABBRACCIARE, ACCOGLIERE: una volta riconosciuta l’emozione che è emersa, possiamo fare spazio dentro di noi e accoglierla con amore. Possiamo aiutarci sorridendo con amore e dicendo “sì” dentro di noi a quell’emozione: “So che ci sei, e mi prenderò buona cura di te”.
Thich Nhat Hanh ci suggerisce di prenderci cura di quell’emozione come una madre che si prende cura del suo bambino che sta male, che piange. Non sappiamo ancora qual è la causa di quel pianto, ma anzitutto prendiamo in braccio il nostro bambino e lo culliamo.

3) CALMARE: basta anche solo accogliere e abbracciare il nostro bambino, la nostra emozione, in contatto col respiro, perché quell’emozione inizi a calmarsi. L’accoglienza di quell’abbraccio porta già sollievo a quell’emozione. Quella di una madre è un’accoglienza incondizionata, priva di ogni commento o giudizio, è puro amore.
Possiamo praticare la consapevolezza del respiro o, se l’energia dell’emozione è forte, possiamo fare una meditazione camminata, come se cantassimo una ninna-nanna a quell’emozione. In questo modo l’energia della consapevolezza penetra in quella dell’emozione proprio come l’energia della madre entra in quella del bambino: praticando il respiro consapevole, il sorriso e la meditazione camminata, per trovare sollievo basteranno pochi minuti!
Grazie alla presenza della consapevolezza tutto comincia a trasformarsi: “Inspirando calmo la rabbia in me; espirando, mi prendo cura della rabbia in me”.

4) GUARDARE IN PROFONDITÀ: proprio come una madre che sente piangere il suo bambino, quando un’emozione forte si manifesta smettiamo di fare qualunque cosa e ce ne prendiamo cura: non c’è nulla di più urgente di questo. Abbracciamo quell’emozione con tenerezza e a lungo, lasciandole la possibilità di parlarci, di dirci cos’è che non va. Non si tratta di cominciare a pensare quale ne sia la causa ma di restare insieme a ciò che è emerso in modo ricettivo, creando uno spazio dove qualcosa possa emergere in modo spontaneo. Proprio come quando non riusciamo a ricordare una parola o un nome e dopo qualche momento, quando smettiamo di pensarci, quella parola emerge da sola nella nostra coscienza.
Siamo in contatto con le sensazioni che si manifestano nel corpo insieme a quell’emozione, siamo in ascolto delle parole e delle frasi che emergono nella coscienza, delle storie che iniziamo a raccontarci, delle convinzioni su noi stessi che emergono da quelle storie.

5) COMPRENDERE: facciamo spazio e accogliamo quell’emozione senza ancora fare nulla, lasciamo che ci parli, finché non comprendiamo in modo intuitivo da dove nasce e come agisce. Proprio come una madre tiene in braccio il suo bambino in presenza mentale fino a scoprire la causa del suo disagio, senza fare nulla nel frattempo, col rischio altrimenti di fare la cosa sbagliata. Una volta compresa la causa, se il bambino ha la febbre gli darà qualcosa per abbassarla, se ha fame, gli darà da mangiare.
Ad esempio, quando ci arrabbiamo tendiamo a credere che questo sia stato provocato da un’altra persona o da una situazione. Osservando in profondità possiamo far emergere in noi la prima intuizione profonda: possiamo renderci conto che la ragione principale della nostra sofferenza non è fuori di noi ma sono i semi della rabbia presenti in noi. Altri, davanti alla stessa situazione, non si arrabbierebbero come capita a noi. A quel punto l’importante è non cominciare a dare addosso a noi stessi anziché all’altro! Ognuno di noi ha il seme della rabbia nel profondo della propria coscienza, in alcuni è più grande e attivo, come conseguenza delle infinite cause e condizioni che ci hanno portato a essere ciò che siamo al momento. La buona notizia è che ora abbiamo l’opportunità di praticare per trasformare quel seme in noi!
La seconda e fondamentale intuizione profonda è proprio riconoscere con chiarezza che anche la persona che pensavamo essere causa della nostra sofferenza soffre, che ognuno di noi soffre. Che in ogni momento ognuno di noi è solo il risultato di infinite cause e condizioni che lo hanno portato a essere ciò che è momento dopo momento.

6) TRASFORMARE: grazie a queste intuizioni profonde, possiamo allargare il nostro sguardo e trasformare il modo di vedere le cose. Smettiamo anzitutto di condannare l’altro in quanto causa prima di tutti i nostri guai, perché ci rendiamo conto che l’altro non ne è che una causa secondaria.
Ciò non toglie che su un certo piano ciò che è accaduto è accaduto, e se ci sono cose da sistemare in modo che non accada ancora, vanno assolutamente sistemate! Ma allo stesso tempo, su un altro piano, vediamo noi stessi e l’altro in un quadro più ampio, riconosciamo che entrambi condividiamo un senso di umanità fragile e vulnerabile, che tutti condividiamo mancanze e debolezze. Riconosciamo che quando non sappiamo come trattare la nostra sofferenza, questa si diffonde tutt’intorno a noi. A quel punto, mentre all’inizio pensavamo che quella persona meritasse una punizione, ora comprendiamo che anche lei soffre e ha bisogno di aiuto, non di una punizione.
La pratica della presenza mentale e del prenderci cura delle nostre emozioni ci regala il frutto dell’intuizione profonda, che ci consente di avere uno sguardo più ampio su noi stessi e sul mondo, ci permette di perdonare e amare noi stessi e gli altri.

Tutti noi proviamo emozioni difficili, che diventano più forti quando non sappiamo come prendercene cura. Praticando giorno dopo giorno la consapevolezza del respiro, del corpo, delle sensazioni, l’energia della consapevolezza si rafforzerà sempre più in noi e saprà allora come prendersi cura della nostra sofferenza. Possiamo iniziare a praticare fin da subito, grazie alla meditazione, che ci permette di allenarci nello sperimentare questi passi in modo graduale, iniziando da situazioni ed emozioni che non ci mettono troppo in difficoltà.

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