In questa prima parte del percorso presteremo particolare attenzione alla consapevolezza del corpo, sia nella pratica formale che nella vita quotidiana.
Prestando una amorevole attenzione alla posizione del corpo e al respiro possiamo renderci conto di come il respiro fluisce più libero quando siamo in una posizione eretta e allo stesso tempo rilassata, quando corpo e respiro sono in armonia. Grazie a questa consapevolezza, nel tempo, quando ci accorgiamo di aver perso questa postura nasce da sé l’impulso a ritrovarla e a sentirci nuovamente a casa nel corpo.
Questa gentilezza e apertura che portiamo al corpo e al respiro, accogliendoli per come sono momento per momento, crea uno spazio nel quale sempre più parti del corpo possono sbloccarsi e tornare a partecipare libere al movimento del respiro. Torniamo a percepire sempre più ogni parte del corpo. Questa maggiore libertà del corpo influenza lo stato della mente (manteniamo per ora, al puro scopo descrittivo, questa divisione virtuale tra corpo e mente), che si acquieta e gioisce.
Quando nella pratica sorgono sensazioni e pensieri spiacevoli possiamo sempre meglio non reagire immediatamente ma semplicemente riconoscerli e accoglierli come tali (addirittura sorridere loro!): semplici sensazioni, semplici pensieri, che stanno per un po’ e poi come, ogni cosa, svaniscono.
Questo si lega al tema del cosa fare con i pensieri e le distrazioni: vorremmo rassicurare tutti, nuovi alla pratica e meno nuovi, che i pensieri e le distrazioni ci accompagneranno molto a lungo… e che l’intenzione che portiamo nella meditazione non è di liberarci dai pensieri ma di conviverci serenamente, percependoli se possibile come alleati e non come nemici. Infatti, ogni volta che ci rendiamo conto che ci siamo distratti e che stiamo pensando, possiamo semplicemente rallegrarci di questo come di un momento di risveglio: ci eravamo persi e ci siamo ritrovati!
Possiamo lasciar andare ogni idea di perfezione rispetto alla pratica (e non solo) e ogni dubbio eventualmente legato a questa idea. Spesso questo si accompagna a un modello ideale e alla sensazione di non essere abbastanza, qualcosa che chi più chi meno ci accomuna tutti. Lungo questo percorso avremo modo di toccare e iniziare a trasformare questo retaggio che in tanti ci portiamo dietro. Per ora possiamo iniziare a sentire che è solo un’idea, una convinzione che ci è stata trasmessa e che possiamo lentamente lasciar andare, sentendo nel cuore le parole di Thich Nhat Hanh di questa calligrafia “Sei abbastanza”:
Grazie a questo approccio gentile e amorevole verso noi stessi, possiamo trovare un sempre maggiore equilibrio tra tornare a noi stessi e accogliere pienamente ciò che accade, quando non c’è nulla che possiamo fare a riguardo, e agire invece in modo abile quando possiamo realmente fare qualcosa. Imparando anzitutto a capire in quale dei due casi ci troviamo, come ci ricorda questa famosa citazione (che approfondiremo in seguito):
“Che io possa avere la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare quelle che posso
e la saggezza di distinguere le une dalle altre”
Questa è la direzione nella quale desideriamo volgerci con la pratica, con l’intenzione di vivere nel mondo con un cuore aperto e amorevole, ma non turbato dalle cose del mondo.
Tenendo sempre nel cuore la possibilità, quando il dolore è tanto e in quel momento non riusciamo a vedere e godere l’aspetto più sereno di ogni momento, di rifugiarci in uno spazio di amore illimitato per noi stessi e per gli altri esseri umani che abbiamo intorno.