Parte #1: Radicati a terra e collegati al cielo

In questa prima parte del percorso presteremo particolare attenzione alla consapevolezza del corpo, sia nella pratica formale che nella vita quotidiana.

Prestando una amorevole attenzione alla posizione del corpo e al respiro possiamo renderci conto di come il respiro fluisce più libero quando siamo in una posizione eretta e allo stesso tempo rilassata, quando corpo e respiro sono in armonia. Grazie a questa consapevolezza, nel tempo, quando ci accorgiamo di aver perso questa postura nasce da sé l’impulso a ritrovarla e a sentirci nuovamente a casa nel corpo.

Questa gentilezza e apertura che portiamo al corpo e al respiro, accogliendoli per come sono momento per momento, crea uno spazio nel quale sempre più parti del corpo possono sbloccarsi e tornare a partecipare libere al movimento del respiro. Torniamo a percepire sempre più ogni parte del corpo. Questa maggiore libertà del corpo influenza lo stato della mente (manteniamo per ora, al puro scopo descrittivo, questa divisione virtuale tra corpo e mente), che si acquieta e gioisce.

Quando nella pratica sorgono sensazioni e pensieri spiacevoli possiamo sempre meglio non reagire immediatamente ma semplicemente riconoscerli e accoglierli come tali (addirittura sorridere loro!): semplici sensazioni, semplici pensieri, che stanno per un po’ e poi come, ogni cosa, svaniscono.

Questo si lega al tema del cosa fare con i pensieri e le distrazioni: vorremmo rassicurare tutti, nuovi alla pratica e meno nuovi, che i pensieri e le distrazioni ci accompagneranno molto a lungo… e che l’intenzione che portiamo nella meditazione non è di liberarci dai pensieri ma di conviverci serenamente, percependoli se possibile come alleati e non come nemici. Infatti, ogni volta che ci rendiamo conto che ci siamo distratti e che stiamo pensando, possiamo semplicemente rallegrarci di questo come di un momento di risveglio: ci eravamo persi e ci siamo ritrovati!

Possiamo lasciar andare ogni idea di perfezione rispetto alla pratica (e non solo) e ogni dubbio eventualmente legato a questa idea. Spesso questo si accompagna a un modello ideale e alla sensazione di non essere abbastanza, qualcosa che chi più chi meno ci accomuna tutti. Lungo questo percorso avremo modo di toccare e iniziare a trasformare questo retaggio che in tanti ci portiamo dietro. Per ora possiamo iniziare a sentire che è solo un’idea, una convinzione che ci è stata trasmessa e che possiamo lentamente lasciar andare, sentendo nel cuore le parole di Thich Nhat Hanh di questa calligrafia “Sei abbastanza”:

Grazie a questo approccio gentile e amorevole verso noi stessi, possiamo trovare un sempre maggiore equilibrio tra tornare a noi stessi e accogliere pienamente ciò che accade, quando non c’è nulla che possiamo fare a riguardo, e agire invece in modo abile quando possiamo realmente fare qualcosa. Imparando anzitutto a capire in quale dei due casi ci troviamo, come ci ricorda questa famosa citazione (che approfondiremo in seguito):

“Che io possa avere la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare quelle che posso
e la saggezza di distinguere le une dalle altre”

Questa è la direzione nella quale desideriamo volgerci con la pratica, con l’intenzione di vivere nel mondo con un cuore aperto e amorevole, ma non turbato dalle cose del mondo.

Tenendo sempre nel cuore la possibilità, quando il dolore è tanto e in quel momento non riusciamo a vedere e godere l’aspetto più sereno di ogni momento, di rifugiarci in uno spazio di amore illimitato per noi stessi e per gli altri esseri umani che abbiamo intorno.

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